venerdì 23 gennaio 2015

... OLTRE LA TERRA


NEWS DI ASTRONOMIA


A cura del Dr. Miguel Lunetta (Astrofisico)

Osservato in diretta un Fast Radio Burst (FRB), il misterioso segnale dalla provenienza ignota.

Sono uno degli eventi più enigmatici dell’universo, si chiamano Fast Radio Burst. Durano qualche millesimo di secondo, non si sa da dove provengano e come si originino e da qualche tempo stanno dando filo da torcere agli astronomi. Nessuno infatti può prevedere quando apparirà il prossimo lampo radio o in quale costellazione. Gli scienziati pensano si tratti di fenomeni naturali, ma non erano mai riusciti a intercettarne uno in diretta. Ora per la prima volta un gruppo internazionale di scienziati coordinato dal Consiglio Nazionale delle ricerche australiano (Csiro), con la collaborazione dell’italiano Andrea Possenti, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) l’ha individuato nel momento stesso della sua emissione. Pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, la scoperta è stata possibile grazie al radiotelescopio australiano Parkes, dello Csiro. Dalla loro scoperta avvenuta nel 2007, spiega l’Inaf, nessuno aveva mai osservato un lampo radio veloce ‘in diretta’, ovvero nel momento in cui si manifesta. Questi eventi infatti non sono solo brevissimi ma possono presentarsi senza preavviso in qualunque punto della volta celeste. Grazie a questa osservazione, fatta appena pochi secondi dopo l’evento, avvenuto il 14 maggio 2014, sono stati subito attivati altri strumenti. In tutto sono stati puntati verso il lampo 12 telescopi, in Australia, California, Isole Canarie, Germania e Hawaii per cercare di indagare l’origine dell’evento, indicato con la sigla FRB140514. Tuttavia, non è stata rivelata alcuna controparte nella banda della luce visibile e nemmeno nel vicino infrarosso, nel vicino ultravioletto e nei raggi X. ”La mancata osservazione di un segnale in altre bande elettromagnetiche non ci permette di dire quale sia la natura degli Frb – spiega Possenti – ma ci permette di cominciare a escludere qualche ipotesi, come quella che essi siano associati a normali eventi di supernova che hanno luogo  nell’universo vicino a noi”. Dai dati si stima inoltre, spiega Daniele Malesani, dell’università di Copenaghen, che in pochi millesimi di secondo la sorgente abbia liberato tanta energia quanta quella che il Sole irraggia in un giorno intero.
Origine misteriosa:
Partiamo dal presupposto che gli extraterrestri non c’entrano nulla con i FRB. Pur essendo molto strani, secondo gli astronomi questi segnali non hanno origine artificiale ma sono prodotti da fenomeni astrofisici, anche se non si sa ancora quali. Studiando in dettaglio i pochi fenomeni conosciuti nel corso degli anni, gli astronomi hanno potuto stabilire che i lampi studiati fin’ora provenivano da una regione esterna alla Via Lattea, la Galassia in cui viviamo. Per stabilirlo, gli scienziati hanno sfruttato un fenomeno, detto dispersione, legato alla propagazione delle onde radio nello spazio. Incontrando gli elettroni presenti nel mezzo interstellare, le onde radio sono rallentate in maniera più o meno grande in base alla loro frequenza. I segnali di bassa frequenza tendono ad avere velocità inferiore rispetto a quelle di alta frequenza. Osservando i lampi radio, i ricercatori hanno notato un effetto di dispersione molto pronunciato, più di tre volte quello atteso nel caso di una sorgente nella nostra Galassia. Per spiegare una dispersione così intensa, bisogna quindi concludere che questi lampi abbiano origine extragalattica. Pur sapendo che questi lampi provengono da altre galassie, continuiamo a ignorare la loro vera natura. Potrebbe trattarsi di fenomeni legati all’evaporazione di buchi neri, fusione di stelle di neutroni oppure a brillamenti di magnetar, un tipo di stelle di neutroni con altissimi campi magnetici. Un’altra possibilità è che siano lampi molto più brillanti degli impulsi giganti osservati in alcune pulsar.
L’osservazione diretta dell’ultimo FRB:
“La mancata osservazione di un segnale in altre bande elettromagnetiche non ci permette di dire quale sia la natura degli FRB – spiega Andrea Possenti, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Cagliari – ma ci permette di cominciare a escludere qualche ipotesi, come quella che essi siano associati a normali eventi di Supernova che hanno luogo nell’Universo vicino a noi». Altrettanto difficile da calcolare è pure la distanza percorsa da questi segnali. L’analisi delle proprietà di quello osservato ‘in diretta’, basata sulla registrazione di tempi di arrivo leggermente diversi al variare della lunghezza d’onda di osservazione, indica che la sorgente doveva trovarsi fino a 5,5 miliardi di anni luce da noi. Dai calcoli si può stimare che in pochi millesimi di secondo quella sorgente ha liberato tanta energia quanta quella che in nostro sole irraggia in un giorno intero. Il team è poi riuscito a misurare per la prima volta un’altra caratteristica del FRB: la polarizzazione del segnale radio del Lampo. La polarizzazione può essere pensata come la direzione in cui le onde elettromagnetiche ‘vibrano’ mentre si propagano nello spazio ed è di tipo lineare o circolare. Ora gli scienziati sperano di riuscire a migliorare le ricerche, e magari intercettare e cogliere in flagrante un altro lampo radio, per poter confrontare e affidare le ricerche. Intanto la loro origine rimane tutt’ora un enigma.

VERSIONE INGLESE:

Mysterious radio waves emitted from nearby galaxy

•             13:13 14 April 2010 by Stephen Battersby, Glasgow
Update on 13 December 2010: The object is still a puzzle, says co-discoverer Tom Muxlow. "It was still there the last time we looked, so its lifetime is now well over a year," he says. "We are continuing to monitor this object."
There is something strange in the cosmic neighbourhood. An unknown object in the nearby galaxy M82 has started sending out radio waves, and the emission does not look like anything seen anywhere in the universe before.
"We don't know what it is," says co-discoverer Tom Muxlow of Jodrell Bank Centre for Astrophysics near Macclesfield, UK.
The thing appeared in May last year, while Muxlow and his colleagues were monitoring an unrelated stellar explosion in M82 using the MERLIN network of radio telescopes in the UK. A bright spot of radio emission emerged over only a few days, quite rapidly in astronomical terms. Since then it has done very little except baffle astrophysicists.
It certainly does not fit the pattern of radio emissions from supernovae: they usually get brighter over a few weeks and then fade away over months, with the spectrum of the radiation changing all the while. The new source has hardly changed in brightness over the course of a year, and its spectrum is steady.
Warp speed
Yet it does seem to be moving – and fast: its apparent sideways velocity is four times the speed of light. Such apparent "superluminal" motion has been seen before in high-speed jets of material squirted out by some black holes. The stuff in these jets is moving towards us at a slight angle and travelling at a fair fraction of the speed of light, and the effects of relativity produce a kind of optical illusion that makes the motion appear superluminal.
Could the object be a black hole? It is not quite in the middle of M82, where astronomers would expect to find the kind of supermassive central black hole that most other galaxies have. Which leaves the possibility that it could be a smaller-scale "microquasar".
A microquasar is formed after a very massive star explodes, leaving behind a black hole around 10 to 20 times the mass of the sun, which then starts feeding on gas from a surviving companion star. Microquasars do emit radio waves – but none seen in our galaxy is as bright as the new source in M82. Microquasars also produce plenty of X-rays, whereas no X-rays have been seen from the mystery object. "So that's not right either", Muxlow told New Scientist.
His best guess is still that the radio source is some kind of dense object accreting surrounding material, perhaps a large black hole or a black hole in an unusual environment. Perhaps the phenomenon also happens occasionally in our galaxy, but is more common in M82 because it is a "starburst" galaxy – a cosmic cauldron where massive stars are forming and exploding at a much higher rate than in the Milky Way, creating a lot of new black holes.
Muxlow will report the discovery at the Royal Astronomical Society National Astronomy Meeting in Glasgow, UK, today.
2. ARE THESE MYSTERY RADIO BURSTS MESSAGE FROM ALIENS?
By Jonathan O’Callaghan, 16 May 20141Updated: 07:36 GMT, 30 May 2014
In 1967 British astronomer Jocelyn Bell Burnell was left stunned by mysterious pulsing signals she detected coming from outside the solar system.
For months she suggested the signals could be of an extraterrestrial intelligent origin, but they were later proven to be rapidly spinning stars known as pulsars.
However, a new series of mysterious signals, known as Fast Radio Bursts (FRBs), has again got astronomers scratching their heads and wondering if, maybe, we’re picking up alien messages.
In 2007 a radio burst was picked up by astronomer Duncan Lorimer and his team. The origin of the signal could be colliding neutron stars or possibly an alien message. This image shows the dispersed signal from the original millisecond radio burst that suggests it must have originated billions of light-years away.
FRBs are radio emission that appear temporarily and randomly, making them not only hard to find, but also hard to study.
WHAT ELSE COULD THE SIGNAL BE?
Flaring star
Some stars are known to suddenly flare up on occasion. It’s possible that this event could send light through the thick ejecyed layers of a star’s atmosphere in bursts, but if this were the cause we would expect to find FRBs towards variable stars (ones with fluctuating brightness) in our galaxy, which is not the case.
White dwarf merger
When two white dwarfs merge its possible they can combine into a larger, rapidly spinning white dwarf. This event could emit radiation from the poles consistent with FRBs and supernovae.
Neutron star collision
Ultra-dense stellar known as neutron stars could collide and release huge bursts of radiation before they merge-this event is already thought to be a cause of high-energy bursts known as Gamma Ray Bursts(GRBs), and could also to be the cause of FRBs.
Blitzar
Some neutron stars are

Fonti:
(Cornell University Library)

8 NEW PLANETS FOUND IN GOLDILOCKS ZONE

By Miguel Lunetta

Universidade Federal da Paraíba (UFPB)- Titular Professor-retired

e-mail address: mikelunetta@gmail.com

ABSTRACT:
By NASA Kepler’s Hall of Fame(1) on January 6, 2015: Small Habitable Zone Planets, eight are less than twice Earth-size and in their star’s habitable zone. All eight orbit stars cooler and smaller than our sun.
By David Dickinson(2) on January 6, 2015: 8 New Worlds discovered in the Habitable Zone. “Most of these planets have a good chance of being rocky, like Earth,” said Guillermo Torres(1) in a recent press release.
By Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics(4) on January 6, 2015. Astronomers announced today that they have found eight new planets in the Goldilocks’ zone of their stars, orbiting at a distance where liquid water can exist on the planet surface.
By Joseph Stromberg(5) on January 6, 2015, 2:10 p.m., distant exoplasnets are being found faster and faster all the time.
KEYWORDS: exoplanet discovery, goldilacks zone, blender program, milky way, extrasolar planets, planetary habitability.

Altri due pianeti nel nostro Sistema Solare

La notizia, se confermata da ulteriori dati sperimentali e oggettivi, potrebbe avere ripercussioni senza precedenti nel mondo scientifico. Secondo dei calcoli effettuati dagli scienziati della UCM (Complutense University of Madrid) e della Università di Cambridge, non solo uno, ma almeno due pianeti (ma forse anche di più) sarebbero presenti nel nostro Sistema Solare. Questo potrebbe spiegare il comportamento degli oggetti trans-nettuniani estremi (ETNO in acronimo). La teoria proposta afferma che questi oggetti – che si muoverebbero oltre il pianeta Nettuno – devono essere distribuiti in modo casuale, e per uno sbieco osservazionale, la loro orbita deve osservare una serie di caratteristiche: avere un semiasse maggiore con un valore di circa 150 UA (Unità Astronomiche o volte la distanza tra la Terra e il Sole), una inclinazione di 0 gradi o un argomento o angolo del perielio (punto della orbita prossima alla nostra stella) anche vicino a 0 gradi o a 180 gradi. Ma ciò che si osserva in una dozzina di questi corpi è molto differente: i valori del semiasse maggiore sono abbastanza sparsi (tra 150 UA e 525 UA), l’inclinazione media dell’orbita ruota sui 20 gradi e la loro inclinazione di perielio è di circa – 31 gradi, senza apparire in un solo caso vicino ai 180 gradi. Carlos de la Fuente Marcos, scienziato della UCM e uno dei coautori dello studio, afferma che “questo eccesso di oggetti con parametri orbitali distinti a quello previsto ci fa pensare che alcune forze invisibili stanno alterando la distribuzione degli elementi orbitali degli ETNO, e crediamo che la spiegazione più probabile sia quella che esistano pianeti sconosciuti al di là di Nettuno e Plutone. Il numero esatto è incerto, in quanto i dati che abbiamo sono limitati, ma i nostri calcoli suggeriscono che almeno due pianeti, e probabilmente più di due, sono presenti all’interno dei confini del nostro Sistema Solare“.

Per realizzare il loro studio, pubblicato sulla rivista ‘Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters‘ e che si può visualizzare su arXiv , i ricercatori hanno analizzato gli effetti del cosiddetto ‘Meccanismo Kozai‘, relativo al disturbo gravitazione che esercita un corpo grande sull’orbita di un altro più piccolo e lontano. Come riferimento i ricercatori hanno considerato come funziona questo meccanismo nel caso della cometa 96P/Machholz1 per l’influenza del pianeta Giove. Ci sono comunque due problemi da risolvere in merito. Infatti, nonostante i loro sorprendenti risultati, gli autori riconoscono che il loro approccio sia in contrasto con i modelli previsti attuali della formazione del Sistema Solare, i quali assicurano che non possano esistere pianeti che si muovono in orbite circolari molto al di là di Nettuno. Tuttavia, la recente scoperta effettuata dal radiotelescopio ALMA di un disco di formazione di pianeti a più di 100 UA dalla stella HL Tauri, più giovane e di massa maggiore quella del nostro Sole, suggerisce che si possano formare pianeti a varie centinaia di UA dal centro del Sistema. Inoltre, il team di ricercatori riconosce che la loro analisi si è basata su un campione con pochi oggetti (13, in particolare), ma nei prossimi mesi renderanno pubblici più risultati con un campione più ampio. “Se confermati, i nostri risultati potranno essere realmente rivoluzionari in astronomia“, annota De la Fuente Marcos. L’anno scorso due ricercatori statunitensi scoprirono un pianeta nano che fu chiamato 2012 VP113 nella nube di Oort, appena al di là del nostro Sistema Solare. Gli scopritori ritengono anche la sua orbita sia influenzata dalla possibile presenza di una ‘Super Terra’ scura e gelida, di dimensioni dieci volte quella del nostro pianeta.




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