“BISTURI MOLECOLARI” CORREGGONO I
GENI DELLE CELLULE STAMINALI DEL SANGUE
Segnalato da: Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)
http://salute.aduc.it/staminali/notizia/staminali+bisturi+molecolari+correggono+cellule_129537.php
Un gruppo di ricercatori
dell’Istituto San Raffaele per la terapia genica (Tiget) di Milano è riuscito
per la prima volta a riscrivere il Dna di cellule staminali del sangue umano
grazie all’editing del genoma (tecnica introdotta per la prima volta dal premio
Nobel Mauro Capecchi) che consente di correggere gli errori direttamente sul
gene malato.
In particolare, grazie a “bisturi molecolari”, gli
scienziati sono riusciti a riparare con assoluta precisione il difetto
responsabile di una grave immunodeficienza ereditaria, aprendo così le porte
all’applicazione sull’uomo, di questo innovativo metodo.
A firmare lo studio,
pubblicato su Nature*, sono Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele
per la terapia genica e docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele di
Milano e Angelo Lombardo, ricercatore presso le stesse Istituzioni. A conferma
del valore internazionale della ricerca del Tiget è anche il prestigioso Outstanding
Achievement Award, conferito a Luigi
Naldini proprio in questi giorni a Washington dalla Società americana di
terapia genica e cellulare.
Dopo anni di studi oggi la terapia genica è una realtà che
sta cominciando a dare risultati concreti anche sull’uomo. Sono ormai diversi
gli studi clinici in corso nel mondo in cui tramite virus opportunamente
modificati e resi innocui si possono fornire ai pazienti versioni corrette dei
geni che sono difettosi e responsabili di una determinata patologia. Lo scorso
luglio su Science un gruppo di ricerca guidato proprio da Luigi Naldini ha
dimostrato come questa tecnica rappresenti una speranza concreta per gravissime
malattie genetiche dell’infanzia come la leucodistrofia metacromatica e la
sindrome di Wiskott-Aldrich.
«Fino ad oggi la terapia genica consisteva soprattutto
nell’aggiungere una copia funzionante di un gene quando quello presente era
difettoso, usando un virus opportunamente manipolato e reso innocuo; un po’
come usare una stampella quando ci si sia rotti una gamba, - spiega Luigi
Naldini, direttore del dell’Istituto San Raffaele per la terapia genica. Con il
nuovo studio pubblicato oggi su Nature abbiamo fatto un importante passo
avanti. L’editing del genoma ci consente di correggere direttamente il difetto
genetico sul Dna, un po’ come riparare l’osso fratturato. E’ un vantaggio
straordinario, perché ci permette di ripristinare non solo la funzione ma anche
la naturale regolazione di quel gene – quanto, quando e dove viene espresso –
cosa che oggi non possiamo fare fedelmente quando introduciamo con un virus una
nuova copia del gene dall’esterno. E abbiamo dimostrato come farlo nelle
cellule staminali emopoietiche, le madri di tutte le cellule del sangue ».
Cuore della nuova tecnica molecolare messa a punto sono le
endonucleasi artificiali, proteine costruite in laboratorio e usate per indurre
la modificazione di una specifica sequenza di Dna e che sono oggi al centro
dell’attenzione dei ricercatori di tutto il mondo per le loro potenziali
applicazioni nella ricerca. «Le nucleasi artificiali sono costituite da due
porzioni distinte, una in grado di legarsi a una precisa sequenza di lettere
(basi) sul Dna, che noi scegliamo nel gene da riparare, l’altra di tagliare il
Dna e di mettere così in moto i normali meccanismi riparativi della cellula che
ricopiano nel sito del taglio una sequenza corretta da noi fornita alla stessa
cellula». Spiega Angelo Lombardo, ricercatore dell’Istituto San Raffaele per la
terapia genica premiato alla fine del 2011 come miglior giovane ricercatore
dalla Società europea di terapia genica e cellulare, e che già nel 2007 aveva
dimostrato insieme a Naldini la potenzialità terapeutica di queste proteine.
«In questi anni – prosegue Lombardo – abbiamo studiato come introdurre e far
funzionare questa vera e propria “equipe microchirugica” nelle cellule
staminali del sangue umano, in modo da correggere difetti responsabili di
malattie genetiche».
In particolare Luigi
Naldini e il gruppo di ricerca da lui guidato hanno provato ad applicare questa
tecnologia alla malattia SCID-X1, una immunodeficienza ereditaria in cui la
terapia genica “tradizionale” pur funzionando, ha dato in passato, nel corso di
una sperimentazione condotta in Francia, dei problemi di sicurezza. Alcuni dei
pazienti trattati, infatti, svilupparono leucemie a seguito di un’espressione
incontrollata del gene terapeutico e dell’inserzione casuale del vettore che
era avvenuta vicino ad un gene oncogeno e ne aveva attivato il potenziale
tumorigenico. La SCID – X1 è dovuta al difetto in un gene,IL2RG, essenziale per
lo sviluppo delle cellule del sistema immunitario: i linfociti T e le cellule
“Natural Killers” (NK). In assenza della proteinaIL2RG, le cellule staminali
del midollo osseo non sono in grado di dare origine a questi cruciali elementi
difensivi del sangue: i pazienti affetti sono soggetti a gravissime infezioni
fin dalla prima infanzia e costantemente in pericolo di vita.
Finora i ricercatori
non erano riusciti ad applicare la tecnologia dell’editing del genoma alle
cellule staminali ematopoietiche umane, piuttosto “restie” ad accogliere e
utilizzare il macchinario di riparazione ed editing del Dna fornito
dall’esterno. Come spiega il primo autore del lavoro, Pietro Genovese,
ricercatore dell’Istituto San Raffaele per la terapia genica: «Normalmente
queste cellule si trovano nel midollo osseo in uno stato di quiescenza, da cui
si risvegliano periodicamente per replicarsi e rigenerare le cellule mature del
sangue che naturalmente si consumano e muoiono. Siamo però riusciti a
individuare la giusta combinazione di stimoli per risvegliarle e poter
utilizzare i nostri “bisturi molecolari” per riparare il difetto genetico a
carico del gene IL2RG. Abbiamo poi dimostrato la sicurezza e l’efficacia di
questo approccio terapeutico in un modello murino in cui avevamo “ricreato” un
sistema ematopoietico umano difettoso: le cellule da noi corrette con la
tecnica dell’editing del genoma sono riuscite da sole a rigenerare il sistema
immunitario, dando origine a linfociti T e cellule NK completamente
funzionanti. Questo dimostra che bastano poche cellule staminali corrette per
ottenere l’effetto terapeutico, ovvero la ricostituzione di un sistema
immunitario funzionante ».
Con questa strategia
sarà possibile in futuro non solo superare alcuni dei più importanti ostacoli
che oggi rallentano l'applicazione della terapia genica, ma anche
ingegnerizzare le cellule staminali in modo sempre più preciso e innovativo,
disegnando nuove strategie di cura delle malattie.
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