“La morte non esiste”! Alla scoperta del Biocentrismo del dott.
Robert Lanza
Segnalato da: Dr. MIGUEL LUNETTA
Molti di noi, a buona ragione, temono la morte. Noi crediamo
nella morte perchè così ci è stato detto: “noi moriremo”! Ma una nuova teoria
scientifica suggerisce che la morte corporale non è l'evento terminale che
pensiamo. Scopriamo l'affascinante teoria del “Biocentrismo”.
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Siccome identifichiamo la nostra persona con il corpo, e
sappiamo che gli organismi biologici sono destinati a morire, ci siamo sempre
più convinti che la morte del corpo sia anche la fine della nostra coscienza.
Il dott. Robert Lanza è attualmente direttore scientifico
presso l’Advanced Cell Technology ed è professore aggiunto presso la Wake
Forest University School of Medicine.
Ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e numerose
invenzioni e ha scritto, fino ad ora, più di 30 libri, tra i quali Principles
of Tissue Engineering (Principi di ingegneria dei tessuti) e Essentials of Stem
Cell Biology (Fondamenti di biologia delle cellule staminali), due
pubblicazioni che sono riconosciute come riferimenti definitivi in campo
scientifico.
In un articolo scritto per l’Huffington Post, il dott.
Robert Lanza descrive un’affascinante teoria scientifica che è stata definita
biocentrismo e che potrebbe offrirci una visione completamente nuova, dal punto
di vista scientifico, della morte e del destino della coscienza umana dopo la
morte.
Come abbiamo già scritto in un recente post, la fisica
quantistica è alla base di questa rinnovata attenzione che la scienza sta
dedicando alla coscienza umana, tanto da far definire “l’anima” come una delle
strutture fondamentali dell’Universo.
La coscienza non è più solo un problema per i biologi, i
filosofi e i teologi, ma lo è diventata anche per la fisica. Ad oggi, nella
fisica moderna non esiste nessuna spiegazione valida che giustifichi come un
gruppo di molecole in un cervello possa creare la coscienza. La bellezza di un
tramonto, il sapore di un pasto delizioso o l’innamoramento, sono tutti misteri
ai quali la scienza non è ancora in grado di dare una spiegazione convincente.
Certo, la biologia e la neurologia possono spiegare i
meccanismi che regolano il funzionamento del cervello rispetto agli stimoli
ricevuti dai sensi, ma non siamo ancora in grado di spiegare, dal punto di
vista scientifico, la soggettività dell’esperienza sensoriale.
Quel che è peggio, è che nessuna disciplina scientifica è
capace di spiegare in che modo la coscienza possa emergere dalla materia. La
nostra comprensione dell’enigmatico fenomeno della coscienza è praticamente
nulla.
La teoria scientifica, chiamata biocentrismo, cerca di
raffinare queste considerazioni. Uno degli aspetti più noti della fisica
quantistica sta nel fatto che certi fenomeni non possono essere previsti in
maniera assoluta. L’unica possibilità che abbiamo è quella di calcolare le
probabilità che un determinato evento si verifichi. Secondo l’interpretazione
offerta della Teoria del Multiverso, a ciascuno di questi eventuali eventi
corrisponde un universo differente.
Esiste un numero infinito di universi, e tutto ciò che
potrebbe accadere, si verifica in qualche universo. Tutti gli universi
possibili esistono simultaneamente, indipendentemente da ciò che accade in
ciascuno di essi. Quindi significa che le leggi che regolano gli infiniti
universi possono essere, appunto, infinite.
Chi o cosa pone le regole che sono alla base di questi
infiniti universi? Un noto esperimento di fisica quantistica, dimostra che
l’osservatore è in grado di determinare il comportamento delle particelle.
Cosa significa ciò? Qual è la relazione che c’è tra la
percezione del mondo e il mondo in sè? E’ possibile che il mondo che abbiamo
sotto gli occhi sia determinato, in larga parte, dalla nostra mente? Lo spazio
è il tempo sono dimensioni che esistono a prescindere dall’osservatore, oppure
il nostro cervello, in qualche modo, li determina?
Secondo il biocentrismo, lo spazio e il tempo non sono
quelle dimensioni immutabili e rigide che abbiamo sempre pensato. Secondo le
considerazioni degli esperimenti di fisica quantistica, tutta la nostra
esperienza sensoriale non è altro che un vortice di informazioni che si
verificano nella nostra mente.
Lo spazio e il tempo sono semplicemente “regole” create dal
nostro cervello attraverso le quali la nostra coscienza cerca di dare un
“ordine” a quella esperienza che chiamiamo “realtà”. Come già scriveva Ralph
Waldo Emerson nel 1844 in Experience:
“Abbiamo capito che non vediamo la realtà direttamente, ma
mediatamente e che non abbiamo alcuna possibilità di modificare o correggere le
lenti colorate attraverso le quali vediamo il mondo, nè di calcolare l’entità
dei loro errori. Forse queste lenti hanno un potere creativo, forse non esiste
nessun oggetto”.
Chiaramente, tutto ciò trascende le nostre idee classiche di
spazio e tempo.
Già, ma allora che cosa è la coscienza?
Secondo Robert Lanza, sebbene i singoli corpi siano
destinati alla morte e alla disintegrazione, la coscienza viva dell’individuo –
il “chi sono” – esiste come forma di energia (circa 20 watt) che opera
all’interno del cervello.
Siccome il Secondo principio della Termodinamica (uno degli
assiomi più sicuri della scienza) afferma che l’energia non si può nè creare,
nè distruggere, ma solo trasformare, dobbiamo concludere che questa “energia di
coscienza” che opera nel cervello non scompare con la morte del corpo.
Se è vero che spazio e tempo sono “filtri” posti dal
cervello alla nostra coscienza, dobbiamo concludere che in un territorio senza
tempo e senza spazio la morte non può esistere. L’immortalità non significa una
vita perpetua nel tempo, ma risiede piuttosto in una realtà totalmente al di là
dello spazio e del tempo.
Conclusioni:
Per molti secoli, a partire dal Rinascimento e con la
rivoluzione scientifica, una visione rigida del cosmo ha dominato il pensiero
scientifico. Questo modello ci ha portato innumerevoli intuizioni sulla natura
dell’universo e numerose applicazioni tecnologiche che hanno trasformato ogni
aspetto della nostra vita. Ma questo modello, inizia a manifestare tutti i suoi
limiti nel riuscire a spiegare in maniera esaustiva la complessità della
realtà.
Il vecchio modello cosmologico propone l’immagine di un
universo come una immensa collezione senza vita di particelle che rimbalzano
l’una contro l’altra, obbedendo a leggi fisiche predeterminate dalle origini
misteriose. L’avvento della fisica quantistica ha portato una ferita nel
modello dell’universo-orologio, che da una prospettiva prevedibile dei fenomeni
fisici, si sta addentrando in una prospettiva semi-prevedibile.
Tuttavia, con l’attuale paradigma cosmologico, rimangono aperti
ancora molti problemi, alcuni ovvi, altri raramente citati, ma altrettanto
fondamentali. Ma il problema di fondo riguarda la vita che, sin dalla sua
comparsa, rimane ancora un processo scientificamente sconosciuto, sebbene
alcuni meccanismi di sviluppo possono essere compresi tramite i meccanismi
della Teoria di Darwin.
Il problema più grande è che in una particolare forma di
vita, quella umana, esiste un fenomeno come quello della coscienza, la cui
comprensione rimane ancora, a dir poco, un mistero.
Se il 20° secolo è stato dominato dalla fisica, il 21°
secolo si configura come l’epoca della convergenza tra diverse discipline, fino
ad oggi ancora in apparente conflitto tra loro, quali la fisica e la filosofia,
la biologia e la teologia. Tutto sembra convergere in una unificazione dei
saperi.
Forse è questo il tentativo più qualificante di una teoria
come quella del biocentrismo, secondo la quale la vita precede l’esistenza
dell’Universo. E’ un concetto semplice ma sorprendente: la vita determina l’universo,
anziché il contrario.
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