mercoledì 10 ottobre 2012

I TEMPLI E LA VOCE DI DIO




di:  Adriano Forgione

“Sono entrato in centinaia di luoghi sacri e templi, delle epoche e civiltà più disparate. Ognuno mi ha trasmesso una voce interiore, la comunicazione silente, ma potente, di una grandezza immanente e trascendente che associamo al divino. Ogni tempio, con il suo linguaggio architettonico, ha veicolato un senso di meraviglia e di stupore che è difficile spiegare, una trasmissione subliminale di consapevolezza che si esprimeva attraverso l’energia delle mie cellule che riconoscevano di essere in un luogo sacro progettato su determinate proporzioni universali. Ma non solo, perchè l’acustica e l’armonia delle forme portavano i miei sensi umani a trascendere il piacere profano. In un certo senso era come entrare nel luogo sacro del mio cuore in uno stato di consapevolezza espansa, molto simile a quello che ho provato quando ho fatto esperienze sciamaniche con l’Ayahuasca. Sensazioni che ritroviamo anche nelle cattedrali gotiche, figlie di un tempo dove la religione era troppo opprimente, ma il mistico e il divino avevano il posto che meritavano nelle menti e nelle azioni degli illuminati dell’epoca, consapevoli di dover lasciare un messaggio all’umanità dei tempi a venire. Quei tempi sono giunti e oggi possiamo interagire con questi templi cristiani, figli di una conoscenza remota quanto eterna. Quando ci rifletto mi chiedo: Dov’è finita questa bellezza?  Perché entrare in una chiesa contemporanea è come spegnere una fiamma che arde con una secchiata d’acqua. Niente dell’armonia e del linguaggio subliminale che percepiamo nei templi antichi e nelle cattedrali gotiche è presente in una moderna chiesa in cemento armato, e i progettisti fanno a gara nel realizzare veri e propri abomini dell’architettura, un’offesa al senso del sacro che dovrebbe pervadere chi li vive, ma soprattutto una mancanza totale di rispetto alla bellezza del cuore, che è la vera sede di Dio. Ma c’è una spiegazione a tutto ciò. L’umanità è divenuta completamente profana e questo è accaduto in quanto più passa il tempo e maggiore è l’allontanamento dal centro che è origine di tutte le cose. È conseguenziale che i messaggi del Logos siano sempre meno percepibili da coloro che non sentono Dio dentro di sè. In una siffatta società profanizzata anche chi dovrebbe progettare per il sacro non ha la minima sintonia “cardiaca” con il suo messaggio eterno. Siamo nel Kali Yuga e tutto segue la legge vibrazionale della materia pesante, per cui anche un tempio che dovrebbe essere costruito per “elevare”, non fa altro che “abbassare” le vibrazioni. Ecco il perché la gente letteralmente dorme durante le funzioni. Un luogo disarmonico e freddo, la cui acustica peggiorata da altoparlanti gracchianti aggrava la cadenza soporifera di chi celebra il rituale, non può generare meraviglia, stupore, bellezza ed elevazioni spirituale, ma può solo addormentare ulteriormente le coscienze. Per fare un esempio concreto, è come far ingerire un sonnifero a chi già dorme da tempo. Mi auguro che qualcosa stia cambiando perchè un risveglio del sacro in noi si manifesta anche nei metodi di espressione che abbiamo del divino, quindi anche la sua celebrazione architettonica nei luoghi a Dio dedicati. Se viviamo la bellezza del cuore dobbiamo anche saperla esprimere e i templi sono un segno di tale mutazione di consapevolezza. Se l’essere umano ha smarrito il cuore, lì dove Dio vive, ne ha dimenticato il suo vero potere, la forza di costruire la grandezza e di erigere la bellezza. Dentro e fuori. Questa è anche la ragione per cui viviamo in questo mondo così povero di Spirito”.

…editoriale al n. 48 di Fenix in edicola ad ottobre 2012

Adriano Forgione
adrianoforgione@gmail.com


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