di: Adriano Forgione
“Sono entrato in
centinaia di luoghi sacri e templi, delle epoche e civiltà più disparate.
Ognuno mi ha trasmesso una voce interiore, la comunicazione silente, ma
potente, di una grandezza immanente e trascendente che associamo al divino.
Ogni tempio, con il suo linguaggio architettonico, ha veicolato un senso di
meraviglia e di stupore che è difficile spiegare, una trasmissione subliminale
di consapevolezza che si esprimeva attraverso l’energia delle mie cellule che
riconoscevano di essere in un luogo sacro progettato su determinate proporzioni
universali. Ma non solo, perchè l’acustica e l’armonia delle forme portavano i
miei sensi umani a trascendere il piacere profano. In un certo senso era come
entrare nel luogo sacro del mio cuore in uno stato di consapevolezza espansa,
molto simile a quello che ho provato quando ho fatto esperienze sciamaniche con
l’Ayahuasca. Sensazioni che ritroviamo anche nelle cattedrali gotiche, figlie
di un tempo dove la religione era troppo opprimente, ma il mistico e il divino
avevano il posto che meritavano nelle menti e nelle azioni degli illuminati
dell’epoca, consapevoli di dover lasciare un messaggio all’umanità dei tempi a
venire. Quei tempi sono giunti e oggi possiamo interagire con questi templi cristiani,
figli di una conoscenza remota quanto eterna. Quando ci rifletto mi chiedo:
Dov’è finita questa bellezza? Perché
entrare in una chiesa contemporanea è come spegnere una fiamma che arde con una
secchiata d’acqua. Niente dell’armonia e del linguaggio subliminale che
percepiamo nei templi antichi e nelle cattedrali gotiche è presente in una
moderna chiesa in cemento armato, e i progettisti fanno a gara nel realizzare
veri e propri abomini dell’architettura, un’offesa al senso del sacro che
dovrebbe pervadere chi li vive, ma soprattutto una mancanza totale di rispetto
alla bellezza del cuore, che è la vera sede di Dio. Ma c’è una spiegazione a
tutto ciò. L’umanità è divenuta completamente profana e questo è accaduto in
quanto più passa il tempo e maggiore è l’allontanamento dal centro che è
origine di tutte le cose. È conseguenziale che i messaggi del Logos siano
sempre meno percepibili da coloro che non sentono Dio dentro di sè. In una
siffatta società profanizzata anche chi dovrebbe progettare per il sacro non ha
la minima sintonia “cardiaca” con il suo messaggio eterno. Siamo nel Kali Yuga
e tutto segue la legge vibrazionale della materia pesante, per cui anche un
tempio che dovrebbe essere costruito per “elevare”, non fa altro che
“abbassare” le vibrazioni. Ecco il perché la gente letteralmente dorme durante
le funzioni. Un luogo disarmonico e freddo, la cui acustica peggiorata da
altoparlanti gracchianti aggrava la cadenza soporifera di chi celebra il
rituale, non può generare meraviglia, stupore, bellezza ed elevazioni
spirituale, ma può solo addormentare ulteriormente le coscienze. Per fare un
esempio concreto, è come far ingerire un sonnifero a chi già dorme da tempo. Mi
auguro che qualcosa stia cambiando perchè un risveglio del sacro in noi si manifesta
anche nei metodi di espressione che abbiamo del divino, quindi anche la sua
celebrazione architettonica nei luoghi a Dio dedicati. Se viviamo la bellezza
del cuore dobbiamo anche saperla esprimere e i templi sono un segno di tale
mutazione di consapevolezza. Se l’essere umano ha smarrito il cuore, lì dove
Dio vive, ne ha dimenticato il suo vero potere, la forza di costruire la
grandezza e di erigere la bellezza. Dentro e fuori. Questa è anche la ragione
per cui viviamo in questo mondo così povero di Spirito”.
…editoriale al n. 48
di Fenix in edicola ad ottobre 2012
Adriano Forgione
adrianoforgione@gmail.com
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