Passaparola - Nessuno in Grecia morirà per l'Euro
di: Giuseppe Ciulla
"Quando la mia generazione, quella dei quarantenni viveva con il
sogno, con il mito dell’ingresso in Unione Europea, si immaginava un’Europa che
fosse inclusiva, che fosse un abbraccio per tutti i popoli europei, che desse
opportunità di lavoro, di movimento, oggi siamo spaventati, oggi ci detestiamo.
Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il sud Europa, dove il nord impone le
riforme perché dà i soldi ai paesi che sono in difficoltà e il sud Europa che
invece subisce queste riforme e chiaramente considera male chi in qualche modo
impone la propria volontà, i propri modelli al proprio paese." Giuseppe
Ciulla
Il Passaparola di Giuseppe Ciulla, giornalista
Mi chiamo Giuseppe Ciulla, sono un giornalista, sono un
autore televisivo e scrivo dei libri, lo faccio facendo dei viaggi, viaggi
lungo i confini d’Europa, l’ho fatto in passato, l’ho fatto anche recentemente
con un viaggio in Grecia.
Questo viaggio in Grecia finirà in un libro che uscirà nei
prossimi mesi con Chiarelettere.
Perché la Grecia? Perché la Grecia è in questo momento il
confine più disastrato, più malconcio e nello stesso tempo più affascinante, è
più bello che ci sia da raccontare, è attraverso il racconto dei confini che si
capisce cos’è l’Europa in questo momento, l’avevo scoperto un po’ di anni fa
quando avevo fatto un viaggio lungo i paesi dell’est europeo che erano entrati
nell’Unione Europea e abbiamo avuto conferma quest’anno con il viaggio in
Grecia.
Ho cercato di fare un viaggio che sfuggisse un po’ a quelli
che sono i cliché della crisi, che raccontasse ciò che giornali non raccontano.
E’ tutto vero ciò che si dice intorno alla Grecia, è vero che la Grecia ha
truccato i conti, è vero che ha migliaia di dipendenti comunali pubblici
assunti con logiche clientelari, la Grecia ne ha fatte di ogni, su questo non
c’è dubbio. Dopo di che c’è un tessuto sociale, ci sono mondi che nessuno
racconta, che i giornali non raccontano e che sono totalmente sconosciuti
soprattutto nei palazzi di vetro, nei palazzi che contano, ai tecnocrati
europei, a Bruxelles, a Strasburgo, a Francoforte, allora questo viaggio.
Durante questo viaggio, ho capito come la Grecia in realtà non è un paese
occidentale come lo intendiamo, ma la Grecia è un popolo, più che una nazione,
è un popolo che vive costantemente con lo sguardo rivolto a est, per questo
probabilmente non è da considerarsi occidente così come noi lo intendiamo. Lo
sguardo rivolto a est vuol dire rivolto a una capitale perduta, a Bisanzio, a
Costantinopoli, la Grecia è la Grecia degli scambi di popolazione. Metà della
popolazione che vive in Grecia è arrivata nel 1923 con gli scambi di
popolazione arrivati dall’Asia minore, con la Turchia, dal Ponto, dal Mar Nero,
dal Caucaso persino dopo i conflitti in Caucaso e sentire questi racconti è
straordinario, sentire come la seconda generazione, i figli di quelle persone
che hanno vissuto questi viaggi vivono ancora con lo struggimento per la
capitale perduta, per Bisanzio è meraviglioso.
Trai mondi sconosciuti che ho visto, che ho potuto toccare
con mano in questo viaggio, c’è quello che riguarda un piccolo paesino nella
Tracia, quindi al confine tra la Grecia e la Turchia, che poi è il confine tra
l’Unione Europea e ciò che non è Unione Europea. Questo paesino è abitato dai
Pomacchi. I Pomacchi sono bulgari di fede islamica. In questo paesino c’è
Mufti, un religioso islamico che tutte le volte che ha notizia che uno
straniero che arriva dal Medio Oriente o dall’Afghanistan che cerca di passare il
fiume Ebros che divide Turchia e Grecia e tutte le volte che uno di questi
stranieri muore nel fiume e purtroppo capita spesso, lui si fa 100 chilometri
con il suo camioncino, va a recuperare il corpo, la salma di questo straniero
che chiaramente non è reclamata da nessuno e lo seppellisce nel suo paesino, ha
creato un cimitero di circa 400 tombe.
Nessuno sa la storia di questo uomo, eppure credo che
l’Europa dovrebbe conoscere meglio la vera pelle della frontiera che è fatta
del coraggio di uomini come questo Mufti o del fatalismo anche che molti greci
hanno nell’affrontare la crisi e nell’affrontare questo momento.
Ho visto la depressione che c’è a Atene da cui ho cercato di
sfuggire tutte le volte che potevo e il disincanto che si incontra invece in
altri luoghi della Grecia, in montagna, del Lidia, nella regione forse più
povera della Grecia, nell’Arcadia, nel Peloponneso, sono tutti luoghi dove è
vero, la crisi c’è, nessuno può negare che ci sia, ma viene affrontata con una
leggerezza, con un disincanto, che ti fa dire che nessuno morirà per l’Euro,
poi capisci che la questione è esattamente questo, che l’Europa è diventata
solo l’Euro. Non è l’Europa che avevamo immaginato. Quando la mia generazione,
quella dei quarantenni viveva con il sogno, con il mito dell’ingresso in Unione
Europea, si immaginava un’Europa che fosse inclusiva, che fosse un abbraccio
per tutti i popoli europei, che desse opportunità di lavoro, di movimento, oggi
siamo spaventati, oggi ci detestiamo. Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il
sud Europa, dove il nord impone le riforme perché dà i soldi ai paesi che sono
in difficoltà e il sud Europa che invece subisce queste riforme e chiaramente
vede male, considera male chi in qualche modo impone la propria volontà, i
propri modelli al proprio paese.
Questa non è l’Europa che avevamo in mente, ne siamo
talmente spaventati di questa Europa che ragiona solo intorno all’Euro e non
attorno alle identità, ai popoli che la compongono che infatti i paesi
dell’area balcanica, i paesi dell’est europeo che sono entrati nell’Unione
Europea non lo vogliono neanche l’Euro, con il cavolo che accetteranno questa
moneta perché significa sacrifici!
Ho seguito anche per esempio l’ultima tornata elettorale, la
cosa interessante era che era bastato semplicemente il sospetto che Syriza, la
principale forza di sinistra, il principale raggruppamento dei partiti di
sinistra che è passato dal 4 al 27% in pochi mesi, il sospetto che questa forza
politica potesse chiedere l’uscita dalla Grecia dall’Unione Europea per far
balzare questa forza politica dal 4 al 27%.
In realtà Syrizza non l’aveva mai detto, ma l’aveva lasciato
intendere in qualche modo, certamente l’Euro è visto come una gabbia ormai, non
soltanto dalla Grecia ma anche da altri paesi europei, in fondo anche in
Spagna, in Italia, anche in molti paesi in difficoltà ci si domanda: ma che ci
siamo entrati a fare se questa è l’Europa, che ci siamo entrati a fare se
questa roba vuole dire così tanti sacrifici. Non so se la Grecia uscirà
dall’Eurozona, non so se fallirà, quello che so è che se dovesse fallire il
popolo greco, affronterebbe questo passaggio da una parte chiaramente con i
drammi che ne verrebbero fuori, ma anche con una leggerezza che agli altri
popoli europei è sconosciuta. I greci sono abituati a vivere in spazi
amplissimi, sono stati dentro la dominazione bizantina, poi sono stati dentro
l’impero Ottomano, il concetto di Stato così come gli è stato imposto è “un po’
stretto” al cittadino greco, se anche dovessero uscire dalla zona Euro, mi ha
detto per esempio un monaco che ho incontrato sul cammino per il Monte Athos:
“Viviamo con mille Euro, vivremo con 500 Euro”. Io credo che nessuno in Grecia
morirà per l’Euro.
Se le cose che mi ho detto vi hanno interessato, passate
parola!"
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