di Daniele Gigli
È ormai entrato nell'immaginario comune che molte patologie vanno considerate come stress-indotte o stress-dipendenti; a livello della loro genesi, infatti, specifici stimoli che inducono una risposta somatica di stress rivestono un ruolo determinante. Inoltre, il termine stress, viene oramai utilizzato in molteplici cambi, uscendo dall'area ingegneristica che lo coniò; ricordiamo infatti che questo termine veniva impiegato, inizialmente, per indicare la tensione a cui può essere sottoposto un materiale rigido opportunamente sollecitato. Lo stress entrò nel frasario medico con Seyle, questo ricercatore, infatti, studiando le risposte del corpo a differenti stimoli nocivi, che venivano indicati con il nome di stressors (agenti stressanti) e che inducevano atrofia del timo e delle strutture linfatiche. Studi successivi chiarirono che non era tanto l'esposizione allo stressor a produrre la reazione di stress quanto l'attivazione emozionale prodotta dall'esposizione a quel determinato stimolo; di conseguenza, risultano decisivi i fattori cognitivi nella tipizzazione e nella caratterizzazione della risposta allo stressor.
L'importanza dei fattori cognitivi, che quindi svincolano la risposta del corpo ad una situazione di stress dai rigidi meccanismi fisiologici è confermata dal fatto che, sottoponendo ad un identico stimolo, e quindi creando la stessa situazione “stressante”, individui diversi, questi potranno mostrare risposte differenti.
Questo ci induce a pensare che l'elaborazione cognitiva da parte del sistema nervoso degli stimoli ambientali, che è all'origine della risposta fisiologica del corpo agli eventi stressanti, è fondamentale e caratteristica di ogni individuo (che presenta differenti esperienze pregresse e l'attribuzione di uno specifico significato allo stimolo). Possiamo quindi parlare di risposta specifica individuale, ovvero possiamo introdurre il concetto che esista una risposta ad uno stimolo diversa, e per questo specifica, in ogni individuo.
In realtà bisogna distinguere due tipologie di risposta, quella specifica, di cui si è parlato poc'anzi, determinata da stressors che inducono stimoli di lieve intensità e quella aspecifica, determinata da stimoli di elevata gravità oggettiva e che suscita un'identica reazione in individui diversi.
Sul piano fisiologico, lo stress induce modificazioni a livello di quattro principali sistemi: muscolare scheletrico, nervoso, endocrino ed immunitario. Il coinvolgimento del sistema immunitario nelle reazioni di stress è un'ipotesi che si può far risalire agli inizi degli anni Ottanta; in quel periodo, infatti, iniziano ad apparire studi e risultati sempre più convincenti sui rapporti tra sistema nervoso centrale e sistema immunitario, concetto che andava di pari passo con l'evidenza di una notevole sensibilità di numerosi parametri immunitari alle varie situazioni di stress. Un gran numero di studi, effettuati inizialmente su modelli animali e solo negli ultimi tempi su modelli umani, hanno cercato di chiarire le variazioni del sistema immunitario, sia a livello del sistema umorale sia della risposta cellulo-mediata, a seguito all'esposizione a stimoli stressanti. Ormai è largamente riconosciuto il ruolo che possono avere gli eventi stressanti nella ricaduta in episodi acuti di malattia, questo è dovuto probabilmente all'alterazione degli organi linfatici che producono la maggior parte delle nostre difese immunitarie (timo e sacchetti linfonodali) che, come già detto, si riscontra a seguito della stimolazione da parte di specifici stressors.
Un ulteriore approfondimento delle relazioni tra stress e corpo è stato dato da alcuni ricercatori dell'istituto di biologia medica e molecolare di Barcellona; questa equipe ha individuato una zona del cromosoma umano numero 15 che risulta oggetto di raddoppiamento nelle persone che soffrono di frequenti attacchi di panico (e che, quindi, sono altamente vulnerabili all'azione degli stressors). In questa regione si trovano alcuni geni codificanti per proteine che garantiscono una corretta comunicazione a livello del sistema nervoso; l'elevata sensibilità dell'individuo alle situazioni di stress sarebbe imputabile, secondo questo studio, proprio alla variazione della concentrazione di queste proteine.
Sulla base di tale ragionamento, risulta sempre di maggior importanza l'integrazione tra medicina classica e neuroscienze cognitive, in modo da poter fornire agli specialisti del settore medico un valido strumento per poter garantire una migliore cura del paziente.
Bibliografia
Cohen P. etal, Genetic basis for panic attack revealed, New Scientist 08-2001.
Seyle H., The evolution of stress concept, American Scientist 1973; 61: 692-699.
Seyle H., Stress senza paura (trad. it.), Rizzoli, Milano 1980.
Scritto da Daniele Gigli
Gruppo di neurochimica del comportamento, Università degli Studi E-campus.
Da: Scienza e Conoscenza
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