mercoledì 17 settembre 2008

FARAONI E FALSARI "Come è stata insabbiata la verità"
















di Marco La Rosa


L’accantonare i problemi, o non spianare le incongruenze, è stata per molto tempo, prassi assai comune in Storia ed Archeologia.
Tale “sistema” ha portato al raggiungimento di conclusioni affrettate ed addirittura a “madornali” inesattezze, presenti ancor oggi sui libri di scuola, ad ogni livello.
Purtroppo in molti casi, la contraffazione e la malafede, andate a buon fine, hanno fatto ottenere ai perpetratori fama e ricchezza; all’umanità una “Storia” completamente diversa da quella reale.
Tutto ciò è sicuramente accaduto alla Grande Piramide, ed al suo “presunto” costruttore, il faraone Khufu (Cheope).

Nuovi scavi archeologici, sistematici e rigorosi, nei luoghi ove sorgono le piramidi,
ci stanno portando a piccoli passi, verso una “Storia” completamente diversa, da quella che è stata, e viene tutt’ora insegnata.

E’ opinione comune che l’epoca delle piramidi iniziasse con la piramide a gradoni di Zoser, e che in seguito vi fosse stata una progressiva evoluzione verso forme più tipiche di una vera piramide, la cui forma alla fine avrebbe preso il posto di quelle precedenti. Ma se è vero che l’arte di costruire piramidi andò progressivamente migliorando, come mai le numerose piramidi costruite dopo quelle di Giza hanno caratteristiche decisamente inferiori e non superiori ?
La piramide a gradini di Zoser costituì un modello per altre costruzioni, oppure era essa stessa l’imitazione di un modello precedente ?
Ci sono oramai prove inequivocabili, portate alla luce dagli archeologi dell’Università di Harvard, guidati da George Reisner, che l’architetto del Faraone Zoser, il “magnifico” Imhotep, avesse fatto ricoprire con mattoni di fango, tutti e quattro i lati della piramide a gradini, così da far scomparire gli stessi, e dare l’impressione che la piramide fosse a pareti lisce. Fu scoperto anche che i suddetti mattoni, furono verniciati di bianco affinchè sembrassero una copertura di bianca pietra calcarea. Ma purtroppo il tutto ben presto si sgretolò, dando ai posteri l’impressione che Zoser avesse fatto costruire una piramide a gradoni. Chi stava cercando di imitare ?
Come mai, i tentavi fatti a Maidum e a Sakkara, di costruire una piramide liscia e inclinata di 52° erano falliti ? e il Faraone Sneferu, fu costretto a costruire la “presunta prima” vera piramide, con una pendenza di soli 43°, mentre il figlio Khufu si sarebbe messo a costruire subito una piramide molto più larga con la rischiosa pendenza di 52° - e presumibilmente ci sarebbe riuscito senza nessun problema ?
Se è valida la “legge” : <<>>, perché il figlio di Khufu, Radedef, non innalzò la propria accanto a quella del padre ? Bisogna evidenziare che le altre due piramidi di Giza presumibilmente non c’erano ancora, quindi Radedef aveva a disposizione tutto lo spazio che voleva per costruire la sua, invece ciò che porta il suo “cartiglio” è una modesta mastaba mal costruita e completamente crollata.
Anche l’assenza di iscrizioni geroglifiche in tutte e tre le piramidi di Giza desta meraviglia , come notò James Bonwick più di un secolo fa : <<>>.
Questi “elementi”, rafforzano l’opinione che Zoser ed i suoi successori cominciarono a costruire piramidi imitando modelli già esistenti: Le piramidi della piana di Giza.

Chi erano dunque Menkara, Chefre e Khufu, i quali secondo la testimonianza di Erodoto, furono i costruttori di queste piramidi ?
I templi e la lunga via che fiancheggiano la terza piramide furono veramente fatti costruire da Menkara , come effettivamente dimostrano le iscrizioni con il suo nome e le numerose statue che lo raffigurano ?
Non è provato affatto però, che lo stesso abbia costruito la Piramide, dentro la quale non fu mai trovata né un’iscrizione, né una statua, né una parete decorata; solamente “un’imponente” ed austera precisione.
L’unico presunto reperto si dimostrò un falso: i frammenti di un sarcofago di legno con l’iscrizione del nome di Menkara si rivelarono di un’epoca di circa 2000 anni posteriore a quella del suo regno; e la mummia “intatta” a differenza del sarcofago, risaliva alla prima era cristiana.
La seconda piramide è completamente vuota, allo stesso modo. Solo nei templi vicini furono ritrovate delle statue con inciso il cartiglio di Chefre, ma non c’è nulla che indichi che l’abbia costruita lui.
Ma ora veniamo a Khufu, l’unica “voce” ad indicare che sia stato lui ad innalzare la Grande Piramide è quella di Erodoto, e poi sulla base dei suoi scritti da uno storico romano.
Erodoto descrisse Khufu come un sovrano che per oltre trent’anni tenne il suo popolo in condizione di schiavitù per costruire la strada e La Piramide. Diversamente secondo “tutte” le altre testimonianze, Khufu regnò per soli ventitrè anni.
Egli non fu affatto un costruttore così prolifico ed ambizioso come Erodoto vuole farci credere, poiché al di fuori di una minuscola statuetta non abbiamo nient’altro di lui.
La sua unica “grande idea” fu quella di costruire il suo tempio funerario vicino alla grande Piramide; ciò lo avrebbe automaticamente associato ad essa, senza per altro profanarla od offendere gli dei arrogandosi ufficialmente il merito della costruzione, tutto ciò lo avrebbero fatto i posteri…….per lui.
Allo stesso modo Chefre, quando venne il momento di costruire la “sua “ piramide, la circondò , con templi e costruzioni votive. Allo stesso modo si sarebbe poi “naturalmente” associata la seconda piramide al suo nome.
Idem per Menkara dopo di lui.
Naturalmente, non possiamo escludere che gli stessi Khufu, Chefre e Menkara siano stati anche i primi restauratori delle tre piramidi della Piana di Giza, già vecchie di molti millenni.
Tutti i faraoni che vennero dopo di loro, se non poterono dedicarsi al restauro di qualche altra grande piramide, tentarono di costruirne una, con i disastrosi risultati che abbiamo già esaminato.
Anche le piramidi di Dashur, seguirono lo stesso iter di restauro, da parte dei predecessori dei tre Faraoni poc’anzi menzionati.
Ad ogni modo una delle prove schiaccianti, che dimostrano l’enorme antichità delle piramidi già al tempo del Faraone Khufu, ci è stata fornita proprio dallo stesso Khufu, in una stele calcarea autocelebrativa, scoperta da A. Mariette a metà del 1800 fra le rovine del tempio di Iside, proprio vicino alla Grande Piramide.
Khufu volle commemorare la ricostruzione del tempio di Iside da lui ordinata e il restauro delle immagini e dei simboli delle divinità che egli stesso trovò all’interno del tempio in rovina. I versi iniziali identificano Khufu grazie al suo cartiglio, senza possibilità d’errore.

Secondo l’iscrizione di questa stele, che oggi è conservata al museo del Cairo, si evince chiaramente che la Grande Piramide era già presente sulla piana di Giza quando Khufu entrò in scena ed apparteneva alla dività Iside e non al Faraone. Non solo, ma anche la Sfinge, notoriamente attribuita a Chefre, era già lì; l’iscrizione precisa che la stessa era stata anche parzialmente danneggiata da un fulmine.

Bibliografia e citazioni:

Il Serpente Celeste, J.H.West – Corbaccio 1999

Iniziati e riti iniziatici nell’antico Egitto, M. Guimot- Mediterranee 1999

Vita quotidiana degli Egizi, F. Cimmino – Rusconi 1985

I Testi delle piramidi, manuale di vita, C. Jacq – Bompiani 1998

Il Mistero di Orione – R. Bauval , A. Gilbert – Corbaccio 2000

Custode della Genesi – R. Bauval , G. Hancock – Corbaccio 1997

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